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fedefranca

Da Chandigarh a Shimla, Mandi e Manali da dove scrivo, sera del 10 luglio, giovedi'

ITALY | Friday, 11 July 2008 | Views [1092] | Comments [2]

Da Chandigarh a Shimla, Mandi e Manali da dove scrivo, sera del 10 luglio, giovedi'.
 
A Chandigargh vediamo, purtroppo senza fare in tempo a fotografarli, tre ragazzi su un'unica bicicletta: quello davanti dirige il manubrio, quello in mezzo, sul sellino, pedala con il piede sinistro, quello dietro, sul portapacchi, pedala con il piede destro. A me sembra tanto una metafora dell'india.
Da Chandigarh ripartiamo verso Kalka in Taxi per prendere l'Himalayan Queen. Grande nome per un piccolissimo trenino che si inerpica lentissimo tra boschi di conifere, palme, cactus e canapa selvatica. Di che far impazzire un botanico. Il trenino, chiamato dalla gente del posto anche "toy train" ferma in tante altrettanto minuscole stazioncine dove tutti scendono per bere "chai", il the al latte. Il trenino e' famoso anche per il numero di gallerie che attraversa.
 
Ad ogni galleria i 3 bambini della famiglia indiana gridano e urlano come fossero al Luna Park. Ovviamente il bambino che c'e' in me inizia a fare la stessa cosa dalla seconda galleria in poi. E' amore immediato. Veniamo adottati in blocco dall'intera famiglia che dividera' con noi le abbondanti scorte di cibo e regalera' persino una bella spilla per i capelli a Franca. Vandana, la mamma dei tre figli parla un inglese corretto ma con una pronuncia impossibile. Comunque ci intendiamo. Nelle quasi 6 ore di treno facciamo amicizia anche con Marion e David: una giovane coppia di viaggiatori francesi.
 
All'arrivo a Shimla come era prevedibile ci accoglie un "commission man" uno dei tanti procacciatori di clienti per gli alberghi e gli altri servizi turistici. Maksud, il procacciatore che prende noi di mira ha un bel sorriso aperto e schietto, piccolo di statura ma tenace, kashmiro, ride con noi abbandonando pian piano la speranza di venderci notti in albergo piu' care almeno di un terzo rispetto alle tariffe mentre io cerco di vendergli a mia volta un pacchetto vacanze a Venezia e David sfodera una capacita' contrattuale da genovese riuscendo a strappare la tariffa per stranieri probabilmente la piu' bassa mai ottenuta per un taxi.
 
La mattina dopo iniziamo a sentirci a disagio nei nostri abiti occidentali ormai piuttosto sporchi e cosi' poco eleganti rispetto a quelli degli indiani.
Una cosa che mi continua a stupire e' che non ci sia una sola donna, nemmeno un'operaia, una contadina, una mendiacante che non abbia addosso un impeccabile vestito tradizionale pulitissimo e con i tessuti e colori tra i piu' belli del mondo. Franca si fa preparare un bellissimo vestito tradizionale su misura e anch'io compro una camicia, una sciarpa e un cappello in un negozio che sostiene i rifugiati tibetani. Indimenticabile la risata "tibetana" del vecchio negoziante.
 
Quasi mimetizzati saliamo a visitare il tempio dedicato alle scimmie, lo Jaku Themple. Nonostante la striscia color ocra che mi viene dipinta dal sacerdote all'interno del tempio. state tranquilli, non sto diventando troppo spirituale (:-)).
 
Ridiscendendo dal tempio veniamo fermati prima da Titus un ragazzo del posto che, dopo aver cercato invano di venderci della droga, si ferma a parlare con noi a lungo di geopolitica mondiale e poi da un pellegrino, una specie di Gandhi alto il doppio. Ci chiede di farsi fare una foto con noi. Non aspettavamo altro.
 
Dopo la seconda notte a Shimla ripartiamo verso Mandi sulla strada per Manali. Per evitare l'insistenza e i prezzi gonfiati dei "commission man" prendiamo un autobus pubblico.
Dopo esser stati assediati da un portabagali imbroglione pero' molto piu' grande dei soliti "piccoli indiani" (come li chiama Gio') al quale proprio per questo non possiamo rifiutare un mancia esagerata, veniamo centrifugati per quasi 6 ore su sedili sfondati e lercissimi rischiando non meno di 3 scontri frontali con camion o altri Pullman. Io che gia' non amo andare in automobile, scendo esausto e dichiaro a Franca che piuttosto che rifare l'esperienza continuo il viaggio a piedi.
 
Sono cosi' esausto che passo il resto della giornata dormendo nel bel albergo di Mandi il Raj Mahal.
 
Il giorno dopo visitamo il lago, anzi il laghetto di Rwalshar. Migliaia di grosse carpe divorano le offerte in cibo dei pochi pellegrini che con spirituale trasversalita' tutta indiana visitano il tempio buddista, quello shivaita, quello sikh e se ci fosse farebbero lo stesso anche con una chiesa , una moschea e una sinagoga. In ciascuno attenendosi ai riti previsti con tutte le offerte previste. Non si sa mai che qualche deita' dimenticata non si possa vendiacare.
Io entro per la prima volta in un tempio buddista. Appena ci scorgono entrare due file di monaci ai lati dell'ingresso si riscuotono da una palese sonnolenza e dandosi un contegno ricominciano a salmodiare e borbottare con le voci basse e inconfondibili che chiunque si aspetterebbe in un tempio buddista tibetano. Maggiori borbottii appena versiamo una piccola donazione nell'apposita cassetta ben in vista davanti agli altari. Usciamo sull'ambulacro esterno e facciamo roteare i tamburi delle preghiere: cilindri di legno con preghiere sbalzate in altorilievo su lastre di bronzo. Tra un cilindo e l'altro qualche finestella lascia intravvedere l'interno del tempio. I preti che prima con fare cosi' compunto salmodiavano stanno ora ridendo e chiaramente scherzando tra di loro con gusto.
 
Visitiamo uno dei templi shivaiti di Mandi, classificato a ragione come patrimonio storico artistico dell'India. Le sculture e i bassorilievi in pietra ricorano in modo impressionante le nostre opere medievali.
 
Oggi, prima di ripartire per Manali, ovviamente in pulmino privato con autista (!), sto a guardare per 2 ore i sarti che mi confezionano un "kurta pigiama", un abito tradizionale molto semplice e pratico. Il prezzo convenuto, gia' piuttosto basso, risulta alla fine, dopo tante chiacchere, il te e la merenda mangiata con loro e preparata dalla moglie di uno dei sarti ridotto alla meta'. Non accettano nemmeno una mancia aggiuntiva, come invece era stata richiesta ,nemmeno tanto velatamente, a Shimla dai sarti del vestito di Franca. Mi sembra chiaro che tutto quello che paghiamo venga aumentato sempre del doppio o almeno di un terzo e che anche dopo le nostre contrattazioni qualsiasi cosa costi almeno un quarto in piu' di cio' che pagherebbe un indiano. Questo a meno che non si entri in confidenza.
 
Arriviamo a Manali freschi come rose a confronto del viaggio in Pullman da Shimla a Mandi. Troviamo dopo un po' di ricerche un albergo con una bella vista e un portiere tuttofare nepalese Pram che con grandi sorrisi e molta simpatia ci offre quasi ogni servizio turistico possibile. Ora scrivo proprio da pochi metri dall'albergo in uno dei tanti, perfino troppi, internet point di Old Manali. Dopo esser stati gli unici due occidentali in una citta' come Mandi ci troviamo sommersi da giovani occidentali frikkettoni, quasi tutti israeliani, che vengono qui, sembra soprattutto per la grande disponibilita' di "charas", la canapa che qui cresce come erbaccia ovunque. Onestamente preferivamo essere contornati da indiani.

fede

Comments

1

Ciaoo!!
No os pregunto como estais.. porque se ve que estais genial!!! Espero que disfruteis mucho del viaje y que todo os vaya muy bien!

Feliz viaje!
A ver si la proxima parada es en Valencia!
Muchos besos!

  Isabel Jul 11, 2008 6:10 PM

2

I commenti sono praticamente inutili dopo aver letto con avidita' i vostri racconti! Troppo bello!
Vi accompagnamo con l'invidia sana di appassionati viaggiatori!

Grazie sempre per condividere 'on-line' la vostra esperienza.

  Ilaria & Mirco Jul 13, 2008 8:05 PM

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