Gli ultimi preparativi. Domani si parte. Sia come sia, la nevrosi del bagaglio perfetto cade davanti agli imprevisti: biciletta rubata dal treno in testa. Per fortuna il Cola ci pensera' lui a chiedere il risarcimento a Trenitalia.
Monaco di Baviera come scalo intermedio. In Marienplatz ragazzi e ragazze aspettano clienti sui loro bei cicloriscio' belli e nuovi. Tanto per marcare un altro dei contrasti che sappiamo che ci aspettano in India.
Tutto lo yoga che posso aver imparato questo inverno non mi salva da una notte scomodissima sulle poltrone Lufthansa. L'atterraggio e' un primo assaggio di avventura. Con i carrelli dell'aereo gia' a qualche centimetro dalla pista il pilota da piena manetta e dopo qualche minuto una voce esausta di pilota tetesco ci avvisa che la pista era troppo corta per atterrare con il vento in coda. Dopo qualche manovra che mi fa ricordare quanto abili fossero i piloti di Stukas atterriamo. Il solito pilota, ancora piu' esausto ha la cura di avvisarci che si e' trovato un aereo di traverso in mezzo alla nuova pista, "comunque piuttosto corta" ci ha tenuto a comunicare. Proprio bravi questi piloti Lufthansa, forse un pochino troppo diretti nello spiegare i problemi tecnici del volo. Tipico tatto tedesco. Comunque siamo in India.
Come ci avevano avvisato tutti quelli che sono gia' stati in India, appena scesi abbiamo iniziato a respirare (?) un odore, puzza, non so come chiamarlo, che e' l'essenza olfattiva dell'India.
Un misto di smog, plastica e nafta bruciata, sterco e piscio, fango, sudore, spezie e umido. Inizio a riattivare nel mio cervello una delle domande che ho portato con me qui in India. Quando saro' tornato a casa, sentiro' nostalgia o disgusto ripensando a questo afrore indiano? L'odore dei porti che a me manca cosi' tanto quando sono troppo a lungo in terraferma, per alcuni e' una puzza. Per me e' profumo.
L'aeroporto di Delhi me lo aspettavo si sgarrupato cosi' com'e', ma non cosi' piccolo e vuoto.
Dopo il traninig mentale al quale ci siamo sottoposti nei giorni precedenti: "non farti sgamare che e' la prima volta che sei in viaggio in India, vai subito allo sportello giusto dei taxi prepagati, tira fuori solo il minimo dei soldi,etc etc", ci sembra fin troppo facile arrivare indenni all'Hotel. Grazie Francesco che ci hai consigliato di fermarci una notte a Delhi prima di dirigerci a Nord: saggio consiglio.
Mi pongo i primi dubbi antropologico comportamentali: guardare la gente direttamente in viso, sorridere, etc etc viene visto come un'aggressione o un complimento? Non ci ho capito ancora un grancche'
E questo squotere la testa per dire "si va bene", ma anche "no non va bene" ci manda in caos completo. Nicoletta, anche su questa informazione hai ragione.
Dopo qualche ora di riposo dall'acquario della camera d'Hotel immersi in una asettica aria condizionata ci immergiamo nelle strade di Delhi con lo stato d'animo di un tuffatore di Acapulco che si dovesse lanciare da uno scoglio a lui sconosciuto .
Altra domanda di quelle che mi sono posto prima di partire: come reagiro' alla vista di tanta poverta', dei mutilati, della gente che dorme sugli spartitraffico di una delle citta' piu' inquinate e caotiche del mondo?
All'inizio non ho provato le emozioni che avrei creduto. Ricordo ancora di aver passato letteralmente ore a piangere a Parigi dopo aver incontrato sulla strada semplicemente un cieco anni fa. Invece nulla. Mi sono sentito immediatamente dentro il film che si svolgeva attorno ai miei occhi con tanto di odori e sole impietoso sulla testa e al tempo stesso ero un osservatore. Eppure non ho provato la tristezza che mi sarei aspettato. Mi sarebbe semplicemente venuta voglia di mettermi a spingere anch'io il cicloriscio' assieme a chi, per una cifra sicuramente almeno doppia rispetto alla tariffa per un indiano, spingeva quei pedali con tanta fatica.
Delhi e' un ammasso di uomini elegantissimi o sporchissimi e seminudi, le vacche che tutti si aspettano a girare nelle strade, cavi elettrici, catapecchie cadenti, ogni schifo possibile del metabolismo umano, animale e merceologico riversato sulle strade-fogne-giacigli per poveracci. Non si respira. C' e' un inquinamento che a confronto a Citta' del Messico sembrava di essere a Cortina d'Ampezzo.
Inizia a capitarci qualcosa che, per il momento, tocchera' il suo apice a Candigarh: generalmente il padre di una famiglia di turisti indiani manda avanti la giovane figlia che in un buon inglese, (di cui il padre e' visibilmente orgoglioso), ci chiede di che nazionalita' siamo e poi ci chiede il favore di farsi fotografare con la loro macchina digitale assieme a noi. Le foto in genere sono: noi due con i vari figli in ordine d'eta', poi tutti i figli assieme sempre con noi due dietro e se hanno preso abbastanza coraggio anche con tutta la famiglia.
Io che ho smesso il culto della mia personalita' ormai da un po' di tempo, all'inizio credevo fosse uno scherzo o qualcosa di eccezionale. Invece no. Ieri tra persone che ci fotografavano con nonchalanche facendo finta di fare tutt'altro e le foto su richiesta saremo stati immortalati almeno una quarantina di volte. Nicoletta, e' questa una delle sorprese che ci saremmo dovuti aspettare da questi "buffi indiani"?
Il fatto e' che a noi sembrano molto piu' belli ed eleganti loro con i vesti cosi' colorati.
Devo dire che ricevere dei fiori assieme a dei sorrisi cosi' aperti e un bel "wellcome" dalle bellissime giovanissime figlie di una di queste tipiche eleganti famiglie indiane mi ha spiazzato completamente. Da noi anche solo dire a un genitore che ha dei bei figli viene inteso come un possibile atto di pedofilia.
Il giorno dopo l'arrivo a Delhi, il 3 luglio prima di partire verso Chandigarh decidiamo di visitare il temio Sikh di Delhi Gurdwara Shaib su consiglio di Nicoletta. (Thanks). Appena usciti dall'albergo, come da copione, qualche procacciatore d'affari ci propone l'ennesimo tour. Capitiamo bene: lo zio del procacciatore di turno e' sia un guidatore di TukTuk (puzzolenti ma imperdibili Apecar Piaggio adattati a portare persone) sia Sikh. La visita merita. I canti devozionali diffusi in tutto il complesso del tempio ci piacciono moltissimo (cosa che stupisce evidentemente la nostra improvvisata guida). Iniziando a derogare alle buone norme igieniche immergiamo anche noi i piedi nell'acqua della piscina al centro del porticato. Dopo il tuffo nel canale della Giudecca i miei anticorpi avranno di che raccontarsela. L'impressione finale e' che come dice Nicoletta "questi Sikh sono delle gran brave persone".
Da Delhi con non poco sudore e fatica pigliamo il treno per Chandigarh. La stazione centrale e' formata sostanzialmente da tre ponti pedonali dove una fiumana di gente cerca di raggiungere treni con affollamenti pazzeschi.
Mi chiedo quanti degli sventurati che partono con il treno in corsa vengano rirtovati poi stampigliati su qualche ostacolo appena fuori dalla stazione. Se anche ne avessimo avuto dei dubbi ci e' chiaro che viaggeremo o su treni di categoria superiore o non se ne parlera' proprio.
Vi risparmio la descrizione delle mappe geografiche delle lenzuola dell'albergo di Chandigarh consigliato dalla Lonely Planet. Sara' anche una buona guida per alcune cose, ma per dormire e mangiare meglio far da se'.
Ovviamente appena possibile cambiamo albergo. Abbiamo capito al volo che la tecnica del far finta di andarsene, appena non si riescono ad ottenere le cose che giustamente si richiedono, funziona.
A Chandigarh la visita al museo "archeologico" (thanks again Nicoletta) merita. Immancabile la visita alle opere di Lecorbusier sulle quali non avevo eccessive aspettative. Superiore alle aspettative, soprattutto per le situazioni innaspettate e' la visita al "Rock Garden": un labirinto di muri rivestiti di oggetti di recupero, alberi veri e finti, giostre, fontane e migliaia di statue un po' inquietanti.
Domani, intestini permettendo, continuiamo il viaggio in treno verso Shimla. Ci aspetta il Toy-Train: almeno 5 ore su uno dei trenini di montagna piu' famosi del mondo.