Chandigarh, 5 luglio 2008 ore 16,30 E' arrivato il monsone. Questa mattina il cielo si e' presentato scuro, piu' della solita cappa di smog. Uscendo dall'albergo ci ha accolto un piacevole vento fresco. Oggi la giornata si presentava di totale relax, dobbiamo solo prenotare il biglietto di treno per proseguire domani con il viaggio verso nord, anche se non riusciamo a farlo via internet come speravamo e quindi dovremo andare all'ufficio prenotazioni alla stazione degli autobus. Ma cerchiamo di andare con un po' di ordine, sono passati solo 5 giorni dalla nostra partenza, ma ci sembra di piu' e le cose da raccontare sarebbero tantissime. Mercoledi mattina siamo atterrati a delhi, un po' provati dalla notte in aereo, e da un atterraggio un po movimentato...welcome to India!! L;areoporto e' piu' piccolo e tranquillo di quanto ci aspettassimo, i bagagli ci sono, cambiamo i soldi senza problemi, troviamo i taxi prepagati senza problemi...tutto sembra scorrere liscio. Tiriamo un po'per le lunghe, per rimandare l'uscita dall'areoporto...e poi fuori: anche il caldo non e' cosi' soffocante e veniamo aiutati a trovare il taxi giusto, una vecchissima ambassador gialla e nera. Si parte! La strada verso la citta' ci scorre lentamente a fianco, in untraffico lento e con uno smog che fa bruciare gli occhi. Auto, tuk-tuk, moto, bici, baracche ai lati della stada, cantieri polvere. Entrati in citta' il taxi si ferma in mezzo a quella che sembrerebbe poco piu' di una baraccopoli, un caos di insegne colorate e cfasci di cavi volanti. Comunque l'albergo e' proprio qua, un'oasi nel deserto, con apriporta e aria condizionata. Ci meritiamo un doccia e un po' di sonno. Quando mi sveglio non riesco a capire che ore siano, il telefono ha l'ora sregolata e mi ci vuole un po' di tempo per capire che e' solo ora di pranzo. Per un po' osserviamo il traffico dalla finestra, spaventati di affrontare l'india, poi ci decidiamo a uscire. Giriamo per un po a piedi, ma il caldo e' adesso notevole e orientarsi e' difficile, non si vedono i nomi delle vie, quindi ci affidiamo ad un riscio per farci portare al Red Fort, il quale dopo aver irat a caso per un po' senza avere idea di dove andare, di nuovo sotto l'albergo ci affida ad un yuk-tuk. Che meraviglia i tuk-tuk! Si e'immersi nella realta', ma in qualche modo anche protetti, in piu' si prende anche un po' d'aria, che non guasta. Il problema e'uno smog che taglia il respiro e fa bruciare gli occhi. Difficile descrivere questa citta'. Il traffico e'incredibile e sembra obbedire ad un disegno superiore e per noi imperscrutabile, mille volte i mezzi si sfiorano senza mai toccarsi, suonando il clacson e schivandosi, in un carosello frenetico. Ed e; vero che in mezzo al traffico ci sono anche le mucche! Meravigliosi buoi con la gobba che tirano carri, con le corna piene di fiori arancioni. Anche cavalli, asini, capre, bici con carichi impossibili, e persone, persone, persone, che spesso vedendoti straniero salutano ridendo. Ma anche migliaia di persone che vivono ai bordi delle strade, che dormono sugli spartitraffico...difficile da immaginare. Eppure cominciamo a registrare le nostre prime impressioni, che sono strane. Non e' stato scioccante come pensavamo, il primo impatto. Ci si trova forse piu' a ripensare a fine giornata alle cose viste. Comunque arriviamo al red fort, che ci sembra il posto giusto, con i suoi giardini, per isolarci un po'dal caos faticoso della citta'. Sono pochissimi gli stranieri in giro, e ci capita per la prima volta di essere fermati da una gentile famigliola che ci chiede di poterci fotografare insieme a loro: loro, noi e un giovane giapponese!!! La cosa ci fa tanta simpatia,e si ripetera' molte volte. Passiamo un paio di ore nel verde di questo palazzo imperiale un po'decadente, a osservare le centinaia di scoiattolini a righe che popolano ogni angolo di verde. Alla sera ci concediamo una cena in albergo, e due belle birre fredde, che costano come il resto della cena, e poi nanna! Domani ci aspetta il viaggio per Chandigarh, 4 ore di treno. Dormiamo come angioletti nella comodita' quasi lussuosa di una camera come probabilmente ne vedremo poche nel resto del viaggio. Ce la prendiamo comoda alla mattina, lasciamo la camera alle 12, indecisi su come passare il paio di ore che ci separano dalla partenza. Lasciare gli zaini in albergo e tornare a prenderli piu' tardi rischia di farci passare tutto il tempo in tuk tuk. Decidiamo,ricordando il consiglio di Nicoletta, di andare a vedere il tempio Sikh, che non e' troppo lontano. Fortuna vuole che uno dei guidatori in attesa fuori dall'hotel sia Sikh e ci offra di portarci al tempio, farci da guida e poi portarci in stazione. Fortunatamente accettiamo e ci godiamo la tranquillita' di essere introdotti nel tempio da qualcuno di casa. Un bel luogo pieno di pace, con canti ininterrotti, uomini e donne senza alcuna separazione, pavimenti puliti come neanche in una casa (si entra scalzi, dopo essersi lavati mani e piedi e con il capo coperto), un portico che corre intorno ai 4 lati di un grandissimo cortile con una grandissima vasca d'acqua, dove i bambini fanno il bagno anche se uno dei quardiani viene a cacciarli (imponenti omoni con lunghe barbe, tuniche bianche e turbanti giallo oro, armati di lancia!), e si ributtano in acqua appena questo si allontana. Poi, dopo questa pace, viene il caos incredibile della stazione, dove faticosamente riusciamo a prendere il treno giusto. Il treno costeggia Old Delhi, un ammasso di cubetti di mattoni polverosi, con strettissimi vicoli, su cui spiccano i coloratissimi tessuti dei sari stesi ad asciugare. oi sono ore di cambagna e risaie, piccole citta' e ammassi di baracche costruite in mezzo all'immondizia, in cui si vedono donne inspiegabilmente splendide nei sari perfetti... A Chandigarh ci facciamo portare nell'albergo prenotato per telefono, che anche se non e'economicissimo e'abbastanza fetente, e non c'e' veso di ottenere delle lenzuola pulite, dormiremo vestiti da capo a piedi, almeno l'aria condizionata funziona e il clima e'alpino ;-) Ne approfittiamo per fare un bucato, la stanza e' grande abbastanza per stendere, domani ce ne andremo. Riusciamo comunque a dormire meglio del previsto. Zaini, colazione, novo albergo, decisamente meglio. Il caldo e soprattutto l'umido sono notevoli, ma ci lanciamo all'esplorazione di questa strana citta' cosi' poco indiana. Voluta da Nehru dopo la Partizione, per dare una nuova capitale al Punjab, che aveva perso la sua, Lahore, diventata Pakistana. Progettata da Le Corbusier, che forse non aveva ben chiaro cosa fosse l'India, ma ha comunque la sciato una citta' dai grandi viali con corsie ciclabili, tantissimo verde, un parco splendido che costeggia tutta la citta', portici, ma anche un'uniformita'in cui e'un po' difficile orientarsi. Ma per contrastare tutto questo razionalismo basta fare un giro nel famoso Rock Garden, un fantasmagorico labirinto con pareti di cemento come canion, piante, cacate improvvise,porticine in cui passare chinati...per sbucare dopo un lungo e contorto canion in una enorme piazze, una gradinata coperta di ceramiche colorate, come una specie di Parc Guell indiano, altissime arcate con altalene appese e giganteschi cavalli di piastrelle in cima, una ruota panoramica (da cui fede si e' tenuto a debita distanza;-), un cammello addobbato...surreale. Se poi si aggiungono le quantita' di persone che con un sorriso timido ti fermano der sapere -from vich caunty ar iu from?- e augurarti -welcome to India- o per fare una foto con te!!! L'esperienza e'stata surreale, e ci ha lasciati sudatissimi e felici, inebriati di sorrisi. Siamo contenti, per il momento ci sembra di essere nello spirito giusto, le contrattazioni sui prezzi dei riscio si concludono con dolci sorrisi, anche quando cercano di fregarci sui prezzi (quasi sempre!). La realta' e' dura, ma l'atmosfera incredibilmente dolce... speriamo continui cosi' Ora andiamo a comprare i biflietti del treno, a risentirci al prossimo internet.
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