Sei nella tua isola. Per la prima volta dopo tanti anni ti senti in pace
con il mondo persino qui. Senti di poter accettare tutto e tutti, senza
riserve. La bellezza delle piccole cose ti riempie il cuore, ti
accarezza, ti danza intorno incessantemente. La bruttezza ti scivola
addosso. Non sei nervosa, ne' impaziente, ne' speranzosa. Vivi il
presente, sai che il futuro sarà esattamente come dovrà essere. Il caso
non esiste. Tanto vale godersi il cammino, e costruirlo piano piano,
senza pretendere di essere onnipotenti ne' vittime.
Assapori ogni
momento, accettando il naturale scorrere del tempo come non hai mai
fatto in vita tua. Senti che tutto è in perfetto equilibrio. Non riesci a
spiegarti come sia possibile. Tu che sei felice e un attimo dopo
disperata, tu che vivi tutto senza riserve e senza dispositivi di
sicurezza, senza vie di mezzo. Bianco o nero. Dentro o fuori. Felice o
disperata. Tu, ora depositaria di un bizzarro stato di grazia che ti
avvolge e non lascia scampo.
Hai sempre amato uscire di notte, e continui a farlo, chiudendo piano la
porta alle tue spalle cercando di non fare rumore. Tuta nera, cappuccio
tirato su, scarpe da ginnastica. Sei essenziale, come invisibile. Non
vuoi disturbare la notte dell'isola con colori superflui. Esci dal
vicolo, svolti a destra, imbocchi il vicolo accanto. Sono sempre gli
stessi vicoli umidi e stretti. Ma ogni volta segui un percorso diverso e
casuale. Ti addentri nel labirinto e, un passo dopo l'altro, avanzi
senza chiederti dove tu stia andando. Il cane fulvo di tua madre
accanto. Sei un po' il suo branco, la compagna di silenziose passeggiate
notturne che sembra in qualche modo apprezzare. Il cielo è così vicino
qui, così nitido e profondo.
Ti lasci trasportare dai pensieri, e allo stesso tempo fai il vuoto
dentro di te. Sei in pace con il mondo. Ti chiedi come sia la sua isola
lontana, e cosa stia facendo. Cerchi di visualizzarlo senza riuscirci.
Ti sembra incredibile che adesso esista così lontano da te, e tu non
possa sapere cosa stia facendo, se stia parlando, dormendo, se ti stia
pensando o no. Vorresti un briciolo di visione, una frazione di secondo.
Ma sai che non è possibile. Ti manca, ma sei forte. Perché quando si
vuol bene davvero a qualcuno non c'è distanza che tenga. Tutto va
esattamente come deve andare. Intristirsi è inutile. Preghi mentalmente
che sia felice, lo desideri sul serio. Gli invii azzurre benedizioni
luccicanti che speri arrivino a destinazione.
I pensieri si susseguono uno dopo l'altro come su un tapis roulant,
senza fermarsi troppo o incastrarsi, senza pungerti ne' abbracciarti.
Scivolano. Sfilano leggeri per poi scivolare via.
E assapori il silenzio dei vicoli, interrotto dal ticchettio delle zampe
di Biagio che sparisce all'improvviso, e dal rumore leggero dei tuoi
passi. Assorbi la luce gialla dei lampioni che si posa sulle cose, e
l'odore delle piante, e del legno scrostato delle vecchie porte, e i
ruderi intorno, e i balconi che celano sogni, e i panni stesi che
sventolano piano, e i giardini dietro i muri spessi, e i nomi sui
campanelli, e i gatti randagi, e le bouganville, e i riflessi sul
lastricato e sul battuto di cemento, e le bici senza catene, e le
panchine pesanti, e i lucchetti coperti dalla ruggine di amori finiti, e
l'assenza di presenza umana e di pericolo. A Bologna è così diverso...
lì la notte silenziosa ha l'odore della paura. Lì il rumore dei tuoi
passi nel silenzio è qualcosa di poco rassicurante.
Cammini senza fretta, senza incontrare nessuno. Se avverti il rumore di
passi o l'eco lontano di una voce cambi direzione, fai una deviazione
per non incontrarne la fonte. Non provi fastidio, è solo un gioco.
Giochiamo al mondo apocalittico in cui l'umanità sparisce nel buio. In
cui solo tu esisti. E lui, all'altro capo del mondo. Fino al mattino.