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... e allora dimmi ti aspetto in fondo al mondo

Di macchine del tempo e amore e sfide

ITALY | Monday, 28 September 2009 | Views [330]

Ti svegli, sono solo le 10.30.
Oggi non lavori, non sai cosa fartene di questa lunga giornata, di questo splendido sole fuori dalla finestra. Quando sei sola hai come l'impressione di non esistere più.
Indossi i tuoi occhiali nuovi. Vedi tutto grandangolato, i tuoi occhioni trasformati in piccoli occhi da pesce stupido. Ti lavi i denti senza guardarti allo specchio, prendi le chiavi e vai giù.
Butti via un sacco enorme di carta da riciclare. Hai buttato via tutto senza neanche fare un minimo di selezione.
Fai due chiacchiere col tabaccaio. Non riesci neanche a guardarlo in faccia, con i tuoi occhietti da pesce nuovi di zecca.
Hai sempre pensato che i tuoi occhi fossero la cosa più importante che avessi. Ma forse non li hai curati a sufficienza. E ora eccoti qui, con un nuovo problema in faccia.
E mai avresti pensato che un paio di occhiali potessero fungere anche da macchina del tempo. E' stato uno shock. Catapultata indietro di 15 anni, ragazzina magrissima con occhiali e apparecchio ai denti. Ragazzina cresciuta troppo in fretta e poi cresciuta mai. Una sorta di strano animaletto intelligente e intrattabile. Un animaletto solitario e misantropo.
Cerchi di conviverci. Cerchi di sveltire il passo e lasciare indietro quella ragazzina, ma non ti molla. Dopotutto lei era più tenace di te.
Allora provi a farle capire che la vita non è poi così male. Glielo devi, perché nonostante tutto è stata la sua scelta di non morire a far si che tu esista adesso. E' stata la sua infelicità a farti diventare ciò che sei.
Provi a dirle che anche se fa male da morire può accettare ciò che non è in grado di cambiare.
Che tu stessa puoi accettare che il tuo migliore amico sia sparito da un giorno all'altro. Che sia a un km da qui senza che tu possa vederlo. Che presto sarà dall'altra parte del mondo e non potrai farci niente.
Non piangerai. Tu e lui avete condiviso tutto nell'ultimo anno. Pianti e risate, liti e notti a parlare con il lenzuolo sopra la testa. Disastri e gioie. Speranze e delusioni. Sigarette speciali e birrette. Bicchieri di vino e di veleno. Letti, divani, tende da campeggio, prati e tappeti. Cuscini. E coperte troppo piccole. Vestiti. Docce. Film. Caffè e sigarette in silenzio al mattino. Abbracci stritolanti e silenziosi. Sogni. Paure. Campanelli suonati in piena notte. La sua bmx. E vi siete fatti del male a vicenda, e poi vi siete aiutati a risollevarvi a vicenda. Vi siete protetti dal mondo e l'uno dall'altro e da voi stessi. E vi siete fatti la guerra, e avete capito che era inutile. E vi siete amati, e avete capito che non eravate voi a decidere.
Anche tu sei in partenza. Per un luogo più vicino, ma mentalmente più lontano. E hai paura di non farcela, hai paura di impazzire. Hai paura di dimenticare ed essere felice.
Ma respiri forte, ricacci indietro le lacrime perché sai che andrà tutto esattamente come deve andare. Che gli perdonerai tutto, che lui ti ha già perdonato tutto. Che per quante migliaia di km possano separarvi sarete sempre insieme. Che ciò che avete avuto nessuno potrà togliervelo mai. Che ciò che avrete è lì ad aspettarvi e arriverà. Che vi siete sempre appartenuti senza saperlo.
Continui a pensare all'ultimo abbraccio silenzioso davanti alla porta aperta. A quel silenzio che valeva più di mille parole. Alla sensazione di pace nello scoprire che ciò che vi lega è più grande di voi, più forte del tempo e dello spazio. Che non dovrai fare niente, che non dovrà fare niente, che tutto succederà e basta. Che nonostante gli ostacoli che si innalzano giorno dopo giorno non mollerai mai. Non lo farai.
Nel frattempo vivrai, giorno dopo giorno. E scoprirai che non è così difficile. Che marzo è più vicino di quanto tu possa pensare, che dopo non lo lascerai più. Che 6 mesi non sono un cazzo di fronte a una vita. Speri solo di non morire, in quei 6 mesi. E di non odiarlo, di non pensare a nulla. Di alzarti ogni mattina, sentire il sole sulla pelle, e lavorare, e chiuderti in palestra. E lavorare sul tuo corpo e sulla tua mente. E goccia dopo goccia scavare la roccia in cui ti sei ritrovata chiusa. E uscirne più forte di prima.
E smetterai di distruggere, di odiare, di piangere, di fare passi falsi. Dirai solo la verità, e prima di tutto a te stessa.
E studierai, e ti laureerai. Perché hai capito che la porta per la tua libertà è in quella direzione. Anche se esiste una via più breve.
E farai le analisi del sangue anche se hai il terrore degli aghi e paura di scoprire malattie incurabili.
E andrai dall'oculista, anche se ti fa una paura fottuta.
E addomesticherai ogni paura, te la farai amica.
Fotograferai i vermi, e magari li prenderai in mano. E il fuoco, e la solitudine. E le storie più leggere della tua.
E continuerai a fare sport, anche se ti farà male ogni singolo muscolo e penserai che è più facile andarsene a fare l'aperitivo con gli amici. E sarai felice di sudare e faticare, perché a ogni movimento ricorderai che se vuoi puoi tutto.
E non ti vergognerai di dire che non sai fare qualcosa, anche se detesti farlo.
E sorriderai a pagamento, e sarai felice di farlo perché solo così il tuo viaggio si farà ogni giorno più vicino.
E non ti lascerai andare. E crescerai, anche se è tardi, lo farai.
E scalerai la vetta dello Stromboli anche se le gambe ti cederanno e il fiato non basterà. Per ricordarti che sei fortunata ad essere ancora qui. E che 3 ore e mezza di scalata valgono lo spettacolo di Iddu. E sarai assolutamente certa che la prossima volta non ci tornerai sola.

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