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... e allora dimmi ti aspetto in fondo al mondo

Tornare a casa. Ovunque essa sia.

ITALY | Friday, 16 April 2010 | Views [360] | Comments [2]

Guardi ancora quella foto di gruppo, lui in basso a sinistra con il braccio rotto e il broncio da bambino. E' così che lo ricordi, anche se non c'eri. Strani scherzi della memoria. Ricordi anche i puntini scuri che ha dentro il labbro, come dei piccoli nei. Forse te li ha mostrati, forse sono solo nella tua testa.
Ricordi i suoi capelli dritti, quando li tocchi tornano subito su. Non come i tuoi. Che anche se provi a tirarli su stanno sempre giù. E il losso, e il lalbero, e il siruro. E quelle parole che pronuncia in un modo che è solo suo. E i suoi occhi chiusi, le ciglia nerissime, mentre dorme sul divano. Una mano sotto la guancia, l'altra appoggiata sul fianco o su un cuscino stretto sulla pancia. Il broncio e i capelli tutti dritti verso la fronte.
Non lo vedi da più di sei mesi. Fra meno di tre settimane sarai da lui, in capo al mondo. E ancora non ci credi, non riesci a immaginare come sarà, anche se ci provi da un pezzo.
Lo hai salutato piangendo sulla porta di casa, mentre spariva piano attraversando il balcone e la tua vita sprofondava in una bolla. E poi, qualche ora più tardi, in quella stradina vicino al Pratello. Lui in bici, tu ferma lì sul marciapiede, in tuta dopo la lezione di yoga. Hai fatto di tutto per non pensare. Gli hai baciato la mano un attimo prima che fuggisse lontano. Ogni volta che passi in quella via siete ancora lì, uno di fronte all'altra. Lui sulla sua bmx, tu ferma impalata con i pantaloni da wushu e la felpa rosa, la canotta nera e un sorriso umido, a chiederti come cazzo farai senza di lui. Siete sempre lì, ma lui non c'è più.
E hai attraversato quest'inverno in punta di piedi, strisciando, correndo. L'hai attraversato come un fantasma tra i fantasmi di giorni passati e futuri. Nei rari momenti di lucidità hai finto che fosse tutto ok, sei stata bravissima. Ti sei persino laureata e non te ne importava niente da anni. Ma era uno di quei sassolini che volevi togliere dalla scarpa, prima o poi. Per partire leggera. Lo hai fatto per lui, per te, per le domeniche soffocate dai sensi di colpa.
E hai suddiviso i mesi in pezzetti, per farli sembrare più piccoli, per non farti sopraffare. Come le briciole di Pollicino. Li spargevi dietro di te, o forse lo facevano da soli. E a fine ottobre un pezzettino era già andato via. E poi tutti gli altri.... i primi tempi erano sempre tanti, così tanti. Ma la scarsa lucidità ha i suoi vantaggi. Ti ha avvolta come un manto o una nebbia, ti ha cullata ogni giorno. Ti ha fatto stare in bilico, ha rischiato di rovinare i tuoi piani. E di trascinarti via. Ma non è successo. E tutto quello che è passato è come una nebulosa, un groviglio. L'hai attraversato senza renderti conto, e senza cadere.
Mancano poche settimane. Meno di tre. Pensi a quell'abbraccio in aeroporto, a come sarà. Ci pensi da mesi. E' sempre lì, a fare da sfondo a ogni tua azione, a coprirla con un velo sottile. Qualsiasi cosa accada quell'immagine continua a ripetersi come in un montaggio ossessivo, ne esistono molte varianti. Non riesci a mettere a fuoco i vestiti, e il colore esatto della pelle, l'espressione del viso, l'aeroporto tutto intorno. Ma senti già il suo odore, e il tocco della sua pelle, mentre incastri il tuo viso nella sua spalla e chiudi gli occhi e intanto il mondo sparisce. Come un tempo. Come se il tuo posto non fosse mai stato altro che quello. Come Lucertola. Come una bambina. Come tornare a casa, ovunque essa sia.

Tags: thailandia thailand tornare casa

Comments

1

Aspetto presto tue news... e salutami Keng!
Ciaooo

  Rob May 4, 2010 8:20 PM

2

palli, sei in terre sconosciute ormai da.. tre giorni!! fatti sentire e racconta come è andato l'arrivo. e pubblicaci qualche foto! :)
un beso e buon viaggio!
la zia (in pensiero)

  annalisa May 5, 2010 5:37 AM

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