E' passato piu' di un mese dall'inizio del nostro viaggio. Togliendo una settimana quasi di piccole malattie restano poco piu' di tre settimane. E' stato tutto cosi' intenso che ci sembra di essere in viaggio da 3 o 4 volte piu' tempo. Stiamo anche facendo un po' il punto, dirigendoci verso Sud, dove sappiamo sara' tutto di nuovo diverso. E' come ripartire per un'altro viaggio. Dall'estremo Nord montagnoso e secco al Sud umido, caldo e antico. Raccogliamo le impressioni, le idee, i ricordi recenti che ci sembrano gia' di molto tempo fa. Stiamo cercando di capire qualcosa delle persone che abbiamo incontrato e delle situazioni in cui ci siamo trovati.
In Ladakh ci siamo trovati molto bene con le persone del posto. Montanari, schietti, sorridenti, soddisfatti della vita che fanno e dei posti che abitano. Vivono quotidianamente alcuni dei principi piu' belli del buddhismo: il sentire ogni cosa in relazione con il tutto e quindi con se stessi, il pacifismo, la sacralita' di ogni azione. Ci e' piaciuto il padrone della nostra pensione che felice ci ha detto che ogni mattina offre i fiori non recisi del suo magnifico giardino a Buddha. Perche' reciderli, se sono piu' belli vivi, Buddha capisce, ci ha detto.
Io invece, pur non avendo avuto particolari aspettative, non provo alcuna simpatia per i monaci buddhisti di qui. Tra loro ci saranno anche Illuminati e grandi personalita'. Noi pero' abbiamo incontrato solo gente che sopra alla gonna rossa veste abiti firmati, occhiali di marca, telefonini, guida moto o auto nuove. Mentre gli altri sgobbano per permettere loro, tramite le offerte, un tenore di vita impensabile per gli altri indiani, questi furbacchioni di monaci vanno a zonzo limitandosi al loro unico obbligo: un'ora di preghiera la mattina presto. Trangugiano succhi di frutta da Tetrapak, scatarrando in giro per i monasteri e si grattano allegramente i coglioni (sic.) sotto alla tunica, mentre donne e uomini straccioni sgobbano al posto loro per la manutenzione dei monasteri.
Al monastero di Rizon ho incontrato un vecchio lama. Mi ha subito chiesto di dargli delle rupie. Quando gli ho detto che non gliele avrei date si e' semplicemente disinteressato a me.
Un'altra categoria di persone ci ha fatto una pessima impressione. Gli autisti delle Jeep e Suv delle agenzie turistiche e di Trekking. Quando siamo rimasti in panne con la moto non abbiamo avuto il minimo aiuto come sarebbe stato naturale persino da noi. Si sono arricchiti troppo in fretta e hanno preso la parte peggiore del nostro modo di fare.
Per quanto riguarda i contatti con gli altri indiani, fino ad ora ci siamo trovati molto bene. Certo, anche qui ci sono furfanti e persone cattive, ma normalmente ci sentiamo in buona sintonia nonostante si sia cosi' diversi.
Quello che piu' ci piace e' che qui non c'e' la diffidenza e il continuo conflitto che fa parte del nostro modo di vivere quotidiano occidentale.
Si prova un autentico piacere a salutare le persone e a vedere ricambiati i nostri frequentissimi sorrisi. Come a dire al di la' delle parole:e' bello che siamo tutti qua, vivi, nello stesso posto, a fare le nostre esperienze, ciascuno con le proprie forze e con le proprie fortune o sfortune. Ci si sente parte della stessa antichissima umanita'.
Federico