Lasciamo Hanoi accaldati e storditi dai clacson e atterriamo in una sera lunare a Danang. Non ci sono piu' basi americane e c'e' un silenzio calmo, una tranquillita' nuova. Ci scortano in cyclo Stanlio & Ollio e ci portano a cena nell'unico ristorante ancora aperto alle nove e mezza di sera, la pizzeria Flamenco, dove per flamenco si intende La isla bonita.Per la prima volta qualcuno ci chiede i nostri nomi e da dove veniamo e ci parla della guerra. Qui c'e' China Beach, Apocalipse now e' dietro l'angolo e nessuno smette di pensarci.
Piu' a sud c'e' Hoi An, lenta e luminosa. C'e' una pace qui che vien voglia di prendere il fiume e lasciarsi portare. Attorno, le risaie di un verde che noi non conosciamo cosi' acceso, ma comunque io penso a Pavese e al suo Piemonte, alle parole che vorrei rubargli per dire di questa lentezza, quasi ferma.
I vietnamiti ti impongono pazienza e io devo scavare per trovarla. E' un esercizio, una fatica per noi, ma miglioriamo.