Che cos’è Aotearoa?
Cosa ci stanno a fare tutte queste vocali, l’una ad inseguire l’altra, in un sussulto glottologico che pare uno scioglilingua?
Letteralmente “Isola della Lunga Nuvola Bianca”
Aotearoa è l’antico nome della Nuova Zelanda, il nome con cui, tutt’ora i Maori, i primi abitanti di questo arcipelago, chiamano la loro Terra. Non che Nuova Zelanda suoni tanto meglio, nonostante l’evidente adiacenza linguistica. Ma a cosa vi fa pensare la Zelanda? A me ricorda l’aggettivo “zelante” cui spesso assegniamo una connotazione negativa. Ma anche “Terra di Ze”, sorry “Nuova Terra di Ze” , ma perché “nuova”. Non sarà mica più giovane della Bulgaria, e i Maori non saranno mica più giovani dei canadesi, ma tant’é…..
Furono gli olandesi di Abel Tasman, i primi europei che la raggiunsero, nel 1642, a chiamarla Nieuw Zeeland (Nuova Terra del Mare, dalla regione olandese da cui proveniva lo stesso Tasman, lo Zeeland), in inglese New Sealand.
4.230.000 (quattro milioni duecento trenta mila) di abitanti; 40.000.000 (quaranta milioni) di pecore; 268.400 (duecento sessantottomila quattrocento) chilometri quadrati di superficie, praticamente poco più del Regno Unito, e poco meno dell’Italia; un territorio piuttosto vasto ma scarsamente popolato.
Non la conosco ancora, ma potrei supporre che la Nuova Zelanda somigli un poco alla ragazza che a scuola, al momento della selezione per la squadra di rugby, attende in silenzio di essere notata e desidera ardentemente che la scelta cada si di lei. Quando ciò accade, riesce a dimostrare il suo valore grazie alla sola forza della determinazione, segnando una meta assolutamente inaspettata e quando le compagnie di squadra le vanno vicino per congratularsi, guarda per terra e borbotta “Non ho fatto niente”. Una come Veronica, insomma!
Mi ha sempre affascinato questo posto, come immagino sia stato e sarà per ogni persona che porta dentro di sé il Rugby, la sua storia, il suo mondo ed il mito degli All Blacks.
Questo Paese che ha fama di essere un “laboratorio di riforme sociali” fu, infatti, la prima nazione al mondo a concedere il diritto di voto alle donne, nel 1893 e ad introdurre un sistema di previdenza sociale nel 1898. Il popolo neozelandese è un popolo impegnato, lo è sempre stato garantendo, ad esempio, il proprio supporto durante i periodi di belligeranza, anche quando i conflitti si svolgono dall’altra parte del mondo, come nel caso della Prima e della Seconda Guerra Mondiali, il cui contributo da parte di giovani neozelandesi è stato impressionante. Ben centomila perirono in un paese che, all’epoca, contava poco più di un milione di abitanti.
Molti autorevoli studiosi sostengono che la moderna cultura neozelandese sia nata a cavallo degli anni ’80 del secolo scorso, quando vi fu il crollo di un potente fattore di coesione sociale, il rugby (che insieme all’impegno profuso nelle due guerre mondiali aveva contribuito a costruire una coscienza nazionale). Il crollo avvenne quando, nel 1981, decine di migliaia di neozelandesi scesero in strada per protestare contro la tournée che la squadra di rugby sudafricana era in procinto di effettuare nel loro paese. Secondo i dimostranti, infatti, l’apartheid dominava il mondo sportivo; in quell’occasione la Nuova Zelanda si divise in maniera netta, un evento che lascio un segno molto profondo nella coscienza nazionale, tanto che oggi quasi tutti i neozelandesi oltre i 35 anni ricollegano l’espressione “The Tour” a quei drammatici eventi.