Il Souk di Marrakech è inerarrabile.. a metà tra l'inferno dantesco per chi vi lavora e il paradiso del turista, pieno di viuzze e di sorprese infinite. La nostra guida autorizzata ci porta a vedere dove lavorano gli artigiani ( sempre correndo come una lepre). Ci spiega che così capiamo la differenza tra un lavoro fatto bene e uno no ( ma tanto io il caffetano mica lo porterò tutti i giorni, se lo metto una volta d'estate è tanto... e non rieco a distinguere un ricamo a mano da uno a macchina). Disma non tira nemmeno fuori la cinepresa...siamo attoniti di fronte ad un accavallarsi di bottegucce di 2 metri quadri con dentro almeno 3 persone che segano, dipingono, battono l'argento o il ferro. Mi chiedo perchè i Marocchini vengano in Italia a vendere ciarpame quando qui si producono cose strabilianti con mezzi da età della pietra ( non esagero, il ciabattino aveva una pezza di cuoio dove disegnava a mano le suole ). Ci fermiamo alla fine davanti ad un portone " la caverna di ali babà". Qui ci mostrano dei tesori berberi meravigliosi, ma con molti zeri in più delle nostre tasche. Tento miseramente di portarmi via un bel servizio di bicchieri in vetro e argento per 500 dirhma invece di 700 ma nemmeno i miei tentativi di scendere le scale per andarmne funzionano. Li lascio li a malincuore. Invece riesco a comprare delle belle babucce in un altro negozio ( dove si ferma sempre la guida autorizzata). Sono in morbida pelle e si cammina come solo un popolo che cammina molto sa far camminare. Infine arriviamo al negozio di caffetani e jellaba ( tuniche con il cappuccio). Vestono Disma come un Tuareg, e scegliamo il suo vestito poi il mio, nero tutto ricamato. Arriviamo a 700 dirham da una partenza di 1100. E così finiamo il budget della giornata. I commessi vogliono farsi la foto con noi. Qui al souk tutti vogliono la foto... forse è il loro modo di viaggiare.