Avete presente quel vecchio film con Renato Pozzetto, il "ragazzo di campagna", quando lui si presenta ad un appuntamento in centro col trattore?
Ecco. Quello è l'effetto che fa passare dalla mia città negli Usa a New York.
La cosa è andata così. Parto mercoledì scorso e già il viaggio è un'avventura: manco per un soffio l'uragano Sandy (davvero un soffio: era lì meno di una settimana prima) ma in compenso volo lì esattamente il giorno della tempesta di neve. Il mio volo è l'ultimo sull'areoporto di LaGuardia prima che tutti gli altri siano cancellati per maltempo. Passiamo 30 minuti abbondanti a volare in tondo sull'areoporto. Non si vede niente. Ma davvero, NIENTE. La chicca è poi il colpo di vento che momentaneamente ruota l'aereo di 90 gradi. Il tutto è velocissimo però..che paura..
L'arrivo a NY è scioccante: la città è completamente coperta dalla tempesta di neve. Però la prima impressione è da togliere il fiato. La guardi e dici: wow, ma sono davvero qui? Il mio albergo è nella parte bassa di Manhattan: per "soli" 140$ a notte ho una singola pulita, ma minuscola, a due passi dall'università. [Ora, in realtà è davvero un prezzo economico: gli affitti e i prezzi di NY (e di Manhattan, soprattutto) sono allucinanti.]
La stanza d'albergo è persino decente, se non fosse che alle 10:30 quando torno in camera dopocena trovo un lago sulla moquette. Il termosifone perde acqua. Molta. Chiamo la reception e viene il ragazzo che si occupa dei termosifoni. Ovviamente, quando lui entra in camera, per la legge di Murphy il termosifone non perde più. Ad ogni modo, vede l'acqua, gli spiego la situazione e lui mi fa: "è normale". Vabbè. Mezzo litro d'acqua sul pavimento a intervalli regolari e lui dice che è normale. Provo a mettermi a letto. E allora passiamo alla fase 2: il rumore. Il termosifone evolve in questo modo:
1) diluvio-tregua-diluvio
2)diluvio-CASINO APOCALITTICO-diluvio-CASINO APOCALITTICO-tregua-etc..
Richiamo il ragazzo dei termosifoni. Anche il casino apocalittico è normale. "Prova a chiuderli un po'", mi dice. Provo a chiuderli un po'. La maniglia è bloccata. (sembra un film di Fantozzi ma va davvero così). Ri-ri-chiamo il ragazzo dei termosifoni. Per pietà (o per esasperazione) finalmente mi cambiano stanza e la serata procede tranquilla.
Albergo a parte, l'impressione che ho avuto di Ny è stata spettacolare: è impressionante come un posto possa essere così grande e sembrare così vivibile allo stesso tempo. In 3 giorni ho mangiato: messicano-indiano-venezuelano-vegetariano. Tutto buonissimo. A differenza della mia città Usa c'è gente in giro anche la sera, c'è un'aria enorme di attività, di vita. Il secondo giorno sono riuscita ad andare a Central Park. In metro ci si muove molto facilmente (sono riuscita persino io..) Il parco era chiuso per il maltempo, ma vederlo anche da fuori, coperto di neve, lascia senza fiato. Quest'oggi poi ho realizzato un sogno di una vita: fermare un taxi al volo come nei film, agitando un braccio in mezzo alla strada :-)
E poi...con 2 ore e passa di ritardo sul volo è finita l'avventura newyorkish. E ora...si ricomincia la vita "nel Borgo".