Eccoci sempre in viaggio, scriviamo questo aggiornamento da Durango: mitica citta´ nel centro-nord del México, piena di veri Charros e d’importanza strategica durante la rivoluzione di Pancho Villa e Zapata.
Dopo L’Australia e le Fiji e´ forse la prima volta che ci sentiamo davvero di nuovo zaino in spalla……Questo e´ un paese magnifico, dove la gente continua ad essere molto genuina nonostante il relativo benessere che comunque non arriva a coinvolgere tutta la popolazione. Capita quindi spesso di dover rispondere negativamente con una stretta al cuore alle richieste di bambini dai tre anni in su’, che ti guardano con occhi a volte troppo profondi per la loro eta´. Le ingiustizie globali si ripresentano con forza alla nostra attenzione ma alla fine viaggiare e´ anche e soprattutto questo: confrontarsi quotidianamente con le realta´ a noi piu´ distanti senza mediazione del tubo catodico; abbattere barriere e pregiudizi; conoscere l’altro direttamente per accettarlo cosi´ com’e´ senza considerare la nostra cultura superiore o migliore……
Tornando ai racconti di viaggio e´ d’obbligo commentare la nostra breve permanenza nella citta´ di S. Francisco. L’atmosfera era abbastanza particolare in un periodo che comprendeva le elezioni e Halloween, senza dimenticare el Dia de los Muertos.
La citta´ in se´ ci ha ben impressionato, grazie anche alle diverse anime che la abitano, potendo spaziare dal centro degli affari a tutti gli altri quartieri ognuno con qualche sua particolarita´.
Non ci siamo fatti scappare l`obbligato pellegrinaggio ( anche se scontato) tra I luoghi dei fautori della beat culture, tra l'altro inseriti a cavallo della Chinatown e del quartiere italiano…ma il nostro preferito per eleganza, creativita´, e colore e` senz'altro Castro dove l`arcobaleno e` onnipresente.
Il Dias de Los Muertos (celebrato il 2 di novembre) ci ha introdotto con la cultura che di li`a poco avremmo incontrato: quella messicana, che con il loro misto di cristianita´e voglia di sdrammattizare celebrano con allegre parate e impressionanti altari tutti i cari defunti.
Il viaggio da San Francisco a Tijuana, con perdita della coincidenza a Los Angeles e`stata un calvario. La famigerata Tijuana ci ha lasciato il ricordo di tanti sorrisi di messicani, contenti forse di non vedere solo gringos per le strade; anche se si percepisce palpabile lontano dalle vie del centro turístico la particolarita´ di questa citta´, con il misto di affari non sempre legali, típico delle zone di frontiera.
Bahia de Kino come localita´di mare ci ha un po´deluso, la zona piu` bella e` tutta edificata con le case degli amercicani, che nonostante vadano a svernare la´non parlano nemmeno mezza parola di spagnolo. Il pueblo e la zona circostante sono invece meravigliosi: e` come se il deserto roccioso andasse ad incontrare il mare di Cortez con l`aggiunta di una numerosissima schiera di cactus giganteschi , come se madre natura avesse voluto creare un`istallazione permanente di sculture pazzesche….bellissimi!
Non si trovano invece parole per descrivere lo spettacolo naturale offerto dalla zona del Barranca del Cobre, dove una serie di canyon maestosi e articolati quasi toglie il fiato. Il paesaggio e` montano, altitudine fino a 2400 mt, con piccoli paesini sparsi i cui abitanti sono veri caballeros della Sierra, con stivaloni e cappellone a cavallo o a dorso di un asino per i lavori piu`pesanti. Siamo partiti da Los Mochis con un treno a diesel che si inerpica con una serie infinita di ponti e tunnel su per il canyon, permettondoci vedute spettacolari; invce di coprire la distanza in un solo giorno, abbiamo scelto di fermarci due notti nel villaggio di Areponapuchi (250 anime a quanto dice Don Armando) e due a Creel, gia´molto piu`grandina, concedendoci passeggiate verso alcuni mirador, attraverso boschi e per le polverosissime strade messicane (Cacucci docet!)
Scriviamo oggi 20 novembre, ricorrenza della rivoluzione messicana, come dicevamo all’inizio da Durango, dove e`ancora vivo il ricordo del mitico Pancho Villa omnipresente sia nelle piazze che nei negozi e piu`incredibilmente ancora nelle targhe delle macchine.
Non ci resta quindi che salutarvi con il dolcissimo e ben augurale modo di qui: QUE LE VAYA BIEN!