C'e' un cielo alto che ai milanesi fa un po' paura e a tratti c'e' un caldo da stare fermi. Ma in Asia si puo'anche fare, si puo' stare fermi a guardare la gente che passa e ricevere solo sorrisi e nessuna occhiata curiosa. Ci sono palazzi che non finiscono mai, strade di 400 chilometri che partono da qui e attraversano mezza Thailandia e ci sono Buddha d'oro e monaci bambini che all'uscita dal tempio aspettanto il vaporetto su una banchina. C'e' un albergo come il nostro che ancora esiste nonostante il caro vecchio paternalismo europeo sia stato schiacciato da Gandhi e dall'economia cinese: si chiama Atlanta e lo gestisce Herr Henn, un tedesco psicolabile che detesta il privitimismo postmoderno dell'Occidente (parole sue)e sente nostalgia dei magnifici giorni negli anni Cinquanta in cui all'Atlanta scendevano addirittura regine e capi di stato. Rimane una piscina un po' dimessa, una hall da film in costume e molti languidi gatti. Noi bighelloniamo stancamente e cerchiamo qualche chiacchiera con i thai, che e' gente simpatica e accogliente: non alzano mai la voce e ridono di imbarazzo se fanno qualcosa che possa recarti disturbo, come non sapere dove si trova la strada che stai cercando. Bangkok e' imprendibile, e' tutto quello che non ti aspetti, e' avanti mille anni luce ed e' rimasta quella di ieri, bagnata da una luce d'oro e silenziosa.