Un ordinario pomeriggio, Luna di Karttika, anno 2556 BE. Siedo all’ombra del Na Tree dopo aver attraversato il cortile a piedi scalzi. Avrei desiderato sbirciare all’interno della tesoreria, ma il tempio non concede facilmente accesso ai suoi preziosissimi libri. Non importa. Sono qui per volgere lo sguardo all’interno; per contemplare il cambiamento e l’impermanenza dello spirito e del mondo.
Totalmente impazzita? No, ne approfitto solamente per snocciolare un altro consiglio. Lo so, non mi sono ancora soffermata su alcun aspetto pratico di un progetto AIESEC. Finora l’attenzione è rimasta su disposizioni d’animo e umori, sulla preparazione spirituale se vogliamo. Che poi, scrivendo da un paese per il 70% buddista, quattro articoli di blog sulla preparazione spirituale sono davvero il minimo sindacale.
Perciò, prima di entrare nel “nitty gritty” di un Global Development Project, vorrei ancora soffermarmi sull’atteggiamento dello stagista. “Adotta la religione del luogo”, scriveva Giordano Bruno. E benché io non mi riferisca esclusivamente alla religione, la permanenza ‘à l’étranger’ sarà tanto più formativa quanto riuscirete a calarvi nella cultura ospitante: non osservatela dall’esterno, vivetela. Coltivate un po’ di abitudini locali, che siano abitudini culinarie, visite al tempio o modi di gesticolare e parlare. Ne vale la pena. Anche perché un vero leader sa fare proprio questo: mettersi perfettamente nei panni altrui. And AIESEC is about leadership!
Se l’idea vi solletica, vi consiglio caldamente di approfittare della ‘honeymoon phase’ del vostro soggiorno. La fase dell’innamoramento è quel lasso di tempo in cui tutto vi appare nuovo, intrigante, esotico….meraviglioso. Cogliete la palla al balzo, perché questa fase non durerà in eterno. Il mio rapimento estatico sembra già incrinarsi lievemente. La meditazione si interrompe, lo sguardo si concentra di nuovo sul cortile. Che immensa distesa di sabbia fine e soffice. E quanti bei gattoni in questo tempio! Pensa, se anche questi felini avessero una lista segreta dei loro servizi igienici preferiti…
Perfetto. Vorrei tanto non aver dovuto lasciare le scarpe fuori dal cancello.
P.S.: dopo la brusca distrazione dalle mie ricerche spirituali (e dopo aver riattraversato il cortile quasi volando), soltanto una delle scarpe era rimsta ad attendermi all’ingresso. L’altra stava aiutando un simpatico amico scodinzolante a rifarsi la dentatura. No worries, la scarpa è masticata ma salva. Ahimé, non posso affermare lo stesso per il calzino, venuto a mancare all’affetto dei suoi cari un ordinario pomeriggio della Luna di Karttika, 2556 BE.