In Cambogia ci siamo arrivati in barca e un confine sul fiume é ancora meno vero che in terra perché l'acqua se lo porta via ogni momento. Uno dice: io nel mondo non voglio confini, ma poi se guardi le persone negli occhi ti accorgi che il confine é una questione di storie. Di la' dal confine non ci sono stati i Khmer Rouges, di qui dal confine ti sembra che il fiume sia ancora rosso di sangue. La Cambogia, lei, é di una dolcezza che commuove, la guardi e ti sembra di esserci nato in quella terra e nei suoi ritmi. Ma a Phnom Penh le bambine si vendono ai turisti a cinque dollari e i bambini dormono in strada e intorno ci sono le aiuole dei giapponesi e le case dei francesi.
E allora come faccio a dire che da subito quel confine per me é stato una sorpresa? Tutto era cosi' calmo, tornavano i monaci arancioni all'orizzonte e le mucche bianchissime pascolavano e i prati erano quieti e i bambini correvano sulle strade polverose. Come faccio a dirlo?